INFORMATIVA: Questo sito utilizza solo cookie tecnici per migliorare l'uso dei servizi da parte dei suoi utenti. Se vuoi saperne di più clicca qui. Se accedi a un qualunque elemento sottostante questo banner acconsenti all'uso dei cookie.
   
 

Giovedì
28 Mar 2024

Beato Venturino di Bergamo

Luna: 4 gg dopo
Luna Piena

Meglio servire un ricco avaro, che un povero liberale
Meteo nel Salento: temp. 13 °C, Umid. rel. 67%, Scirocco (6.69 m/s, Vento moderato), press. 1003 hPa
 
 Home » I Comuni » Castro » La grotta Zinzulusa
Contatta Japigia.comJapigia e' su facebook: clicca mi piaceSegui Japigia su TwitterRSSNews FeederCerca sul Circuito Japigia

La grotta Zinzulusa

La grotta Zinzulusa

Castro la grotta Zinzulusa

La Grotta Zinzulusa si mostra, agli occhi dei suoi visitatori come un'enorme bocca a pelo d'acqua che si staglia su di una scogliera alta ben quindici metri, come se volesse ingoiarli; deve il suo nome alle particolari formazioni calcaree che pendono dal soffitto a mo' di stracci appesi (in dialetto Salentino, appunto, zinzuli).

Uno strano odore di funghi e di umido assale il visitatore appena messo piede nell'antro della grotta. Non è uno degli ambienti migliori, visto che l'umidità supera il 95 per cento e che bisogna, in qualsiasi momento, fare attenzione ai gradini ed alla testa.

Enormi formazioni calcaree, stalattitiche e stalagmitiche, attirano l'attenzione dei visitatori per le loro forme strane; numerosissimi sono i pilastri che, nel corso della millenaria storia della grotta, sembrano averne sorretto la volta...

I loro colori sono strani e, alla fioca luce delle lampade elettriche, danno alla grotta un aspetto particolare: le colorazioni vanno dal bianco del calcare più puro, al nero dei sedimenti che contengono piccole percentuali di materiale ferroso.

La storia.

La Grotta della Zinzulusa, dopo i primi lavori, iniziati nel 1950, è stata aperta al pubblico nel 1957.

Tuttavia, se ne conosceva l'esistenza sin dal 1793, e se ne deve la scoperta ad un Vescovo locale, Mons. Antonio Francesco Duca ma, da allora sino ai tempi nostri, la grotta fu abbandonata a se stessa. Solo dal 1950 al 1970 la grotta della Zinzulusa è stata oggetto di studi accurati che hanno portato gli studiosi a scoprire reperti archeologici del neolitico e del paleolitico, attualmente conservati nel museo di Maglie.

Il Corridoio delle Meraviglie.

Castro la grotta Zinzulusa

Superata la parte iniziale, nota con il nome di Vestibolo, si entra nel Corridoio delle meraviglie, uno stretto cunicolo nel quale è possibile ammirare le forme più incredibili.

La prima formazione ad attirare l'attenzione del visitatore è il Baldacchino, conosciuto anche con il nome di Pulpito di Pietra. Esso è posto su di uno spigolo di roccia, a sinistra, entrando, e ricorda, con la sua forma, il pulpito delle chiese.

Volgendo lo sguardo a destra, quasi di fronte al pulpito, ma un po' più in altro ed all'interno di un piccolo antro, si scorge una formazione calcarea nota con il nome di Presepe, per via della somiglianza delle forme alle statue di un Presepe.

Inoltrandosi ancora di qualche passo nell'antro, è possibile vedere, alla fioca luce delle fotoelettriche, la formazione della Torre di Pisa che ricorda, con straordinaria somiglianza, il monumento della città toscana; di fronte, si scorge un vicoletto cieco, in fondo al quale trova posto un formazione stalattitica chiamata la cascata: sembra, infatti una grande cascata di pietra.

Il Duomo.

Castro la grotta Zinzulusa

Il duomo è l'ultima parte visitabile della grotta. Chiamata così per la formidabile altezza, questa parte della grotta è il regno dei pipistrelli.

E' possibile udirne chiaramente lo squittio, unico rumore in quel regno del silenzio. I pipistrelli sono i veri possessori della grotta: essi l'hanno abitata per millenni e solo negli anni cinquanta il Duomo e gli antri restanti della Grotta Zinzulusa sono stati ripuliti dal loro guano.

Infatti, dal fondo del duomo sono state portate fuori, da squadre di operai, tonnellate e tonnellate di guano, che, dopo migliaia di anni si era, addirittura, pietrificato.

Delle squadre di operai che hanno lavorato per la sistemazione delle grotte, rimane traccia proprio nel duomo: gli operai, infatti, incuriositi da questa sostanza, l'hanno usata per scrivere, in modo indelebile, i loro nomi sulle pareti rocciose della caverna.

Il lago

Dopo il Duomo, la grotta prosegue per altri cinquanta passi, sino ad arrivare sulle rive di un lago sotterraneo.

Un gruppo di speleologi subacquei si è immerso nelle acque del laghetto ed ha proseguito per altri 200 metri in immersione, nella speranza di trovare un bolla d'aria per riemergere.

E' stata rinvenuta, però, soltanto una caverna, alta 15 metri, e totalmente piena d'acqua, più altri cunicoli che non è stato possibile percorrere.

Importante

Una nota importante: nelle grotte non é consentito fare fotografie: il flash disturberebbe moltissimo la fauna delle caverne e, fra l'altro, non si otterrebbero dei risultati accettabili; le foto degli interni sono state ottenute... al buio! Posta la macchina da ripresa sul cavalletto, si é prolungato il tempo i posa a ben quarantacinque secondi: la fioca luce delle lampade al tungsteno presenti nella grotta ha fatto il resto!

Documento creato il 13/05/2004 (11:20)
Ultima modifica del 21/03/2011 (10:18)
No al ritorno del nucleare!
Japigia di Paola Beatrice Arcano, Casarano (Lecce)
Realizzazione siti Internet, Portali, Grafica computerizzata e servizi turistici.
E' vietato il plagio, anche parziale, dei contenuti del sito.
Per informazioni, contatti, suggerimenti: Contattateci!
Copyright e info legge 62/01 - Privacy e Cookie
Partita I.V.A 03471880752 - R.E.A. CCIAA Le/224124