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Matteo Tafuri

Un grande scienziato salentino

matteo tafuri

Messere Matteo Tafuri nacque nell'Agosto del 1492 proprio a Soleto. E qui morì, ad oltre novant'anni, nel 1584. La grandezza della sua mente e del suo pensiero ci giungono attraverso la considerazione che di lui hanno avuto grandi personalità del passato, più che dalle sue opere, purtroppo andate perse.

Ebbe grandi onori in vita, che comunque non richiese ed ai quali non ambì. Secondo quanto scrivono di lui, “Fu l'idolo dei grandi, la delizia dei letterati, lo spavento degli idioti”.

Sin da giovane dimostrò particolare intelligenza; la sua prima formazione la ebbe grazie al suo maestro, tale Sergio Stiso da Zollino, paese non molto lontano dalla sua Soleto, dove iniziò i suoi studi di greco e di latino per poi trasferirsi a Napoli, dove completò gli studi di filosofia.

Ma nel '500 la filosofia era la porta di accesso principale per l'arte medica; ben presto, Matteo diviene dottore e il suo desiderio di conoscere ed approfondire lo porta, dapprima, a viaggiare in tutta Italia e, successivamente, in Germania e Francia dove, a Parigi, ottenne la laurea grazie alla sua grande conoscenza, prendendo il nome di Matthaues Soletanum, cioè Matteo da Soleto, in onore delle sue origini salentine. Fu anche in Spagna, presso l'Università di Salamanca, dove fu cattedratico, e, da lì, proseguì i suoi viaggi con il desiderio di comprendere meglio la cultura Greca, approdando anche in Africa, in Asia ed in Persia.

Dopo un periodo intenso di viaggi e di studi tornò a Soleto, dove fondò una scuola eccellente nelle lettere, greche e latine, nella fisica e nella matematica. Ebbe un tale successo che ogni genitore che avesse a cuore la riuscita dei propri figli, sceglieva la scuola di Matteo Tafuri come luogo d'istruzione. Non minore importanza ebbe, nella sua vita, l'arte medica: egli fu uno dei medici più attenti del suo tempo e le sue cure si rivelavano spesso infallibili.

Tuttavia, le sue conoscenze e le capacità che egli dimostrava, vennero prese, in un periodo buio per la scienza umana, come il risultano non dei suoi studi, ma di magie che Matteo aveva appreso durante i suoi viaggi. Si cominciarono a spargere stupide leggende sul suo conto, come quella che egli teneva nascosti, in un cassetto, sette spiriti che usava a suo piacimento, come avvenne una volta che fece trovare nudi, sulla guglia di Soleto tre suoi amici, che lo avevano pregato di fargli vedere qualche novità curiosa.

Tali stupide notizie non sfuggirono, però, al Tribunale dell'Inquisizione che pur non avendo avuto alcuna denuncia nei suoi confronti indagarono, comunque senza trovare nulla, sul conto di Matteo Tafuri.

Matteo ne venne fuori, come era logico aspettarsi.

Casa di matteo tafuri a soleto

Egli ebbe molti incarichi importanti, ma mai ne chiese; fu uomo semplice ed umile ed abitò sempre nella sua casa di Soleto, dove, in un'architrave di una finestra era riportata la frase che ben sintetizza il suo carattere. Non si può datare quella scritta, per mancanza di dati oggettivi; resta però, anche, di difficile interpretazione. Può essere una minaccia, forse rivolta agli stupidi che sparsero sul suo conto storie infondate (“Dragon diventarò si alcun me tasta” cioè sarò terribile, se provocato); una minaccia che contrasta con la prima parte (“Humile so et umiltà me basta”). Tuttavia, se interpretiamo l'umiltà con la semplicità ed il forte desiderio di apprendere, tipico della sua personalità, potremmo intendere, forse meglio, quel “Alcun” con Dio e la sua infinita conoscenza: quindi la frase potrebbe intendersi come “Sono umile e vuoto ma diventerò un dragone se Dio mi mette alla prova”, cioè una creatura potente, in grado di volare in alto.

Purtroppo, gli storici non sanno indicare la data della sua morte; ad esempio, Padre Tasselli la riporta al 3 Giugno del 1582 mentre è certo che, in un periodo successivo, intorno al 1584, un suo discepolo, Francesco Scarpa, darà alle stampe un'opera che dedicherà al suo maestro. Questo particolare ci porta a pensare che in quel periodo egli dovesse essere ancora vivo.

Una curiosità...

Il soprannome degli abitanti di Soleto è “macari” che, in dialetto salentino, significa “maghi”, “stregoni”. Il nomignolo, con molta probabilità, ha le sue radici nella fama di Messer Matteo Tafuri che ebbe fama popolare, oltre che di medico e scenziato, anche di mago e conoscitore di arti occulte.

Documento creato il 22/11/2011 (17:38)
Ultima modifica del 23/11/2011 (08:50)

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